Carlo Alberto Luzzatti

Notizie inserite da Andrea Cassigoli:

Medico

Pallanza, Direttore dell’Ufficio di Igiene del Comune; 1938 Licenziato a causa delle leggi antiebraiche; Svizzera; Francia; Siena

Il professor Carlo Alberto Luzzatti aveva diretto l'ufficio d'Igiene del comune di Pallanza in provincia di Novara, ma era stato licenziato nel 1938 a causa delle leggi antiebraiche. Dopo un periodo di peregrinazioni in Svizzera e in Francia in cerca di una sistemazione era tornato a Siena, città dei suoi antenati, dove si era stabilito in una casa della periferia con la famiglia: la moglie Elena Fiorentino e il figlio di dieci Vittorio (oggi Haim). In quel periodo riallacciò alcune amicizie. Nella seconda metà di ottobre del 1943, giunta a Siena la notizia della cattura di tante famiglie ebraiche a Roma avvenuta il 16 ottobre, si diffuse il panico sia tra i pochi ebrei senesi, sia tra quelli che vi si trovavano perché sfollati da altre città. (…) -(da Liliana Picciotto Fargion, “I giusti d’Italia: i non ebrei che salvarono gli ebrei, 1943-1945”, Yad Vashem 2006, p62)

1944 Molli (SI) Nascosti da Don Vivaldo Mecacci

Don Vivaldo Mecacci priore di Molli nascose a lungo il professor Carlo Alberto Luzzatti, la moglie ed il figlio che la tragica sera del 5 novembre erano precipitosamente fuggiti dalla casa del dottor Enzo Casini che li aveva ospitati fino a quel momento. Per oltre due mesi rimasero nascosti alla periferia di Siena nell’abitazione di un cassiere dell’Istituto della Previdenza Sociale, Gustavo Mancini che, insieme alla moglie Giuseppina, li ospitò in una stanza con finestre sprangate portando loro ogni giorno il cibo già cucinato. Aumentando il pericolo i Luzzatti, nel gennaio ’44, si trasferirono a Molli da Don Mecacci. In questa località Luzzatti, insieme al suo amico sacerdote, fu protagonista di un finto funerale per salvare un partigiano ferito, episodio narrato in altra parte del libro, e rimase nascosto con lui per curarlo per sette giorni e sette notti nei sotterranei di un’antica torre medievale, completamente al buio, a sette metri di profondità, amorevolmente assistiti dalla madre del religioso Caterina Vannini. Anche il priore di Tonni, nascose una famiglia ebrea, i Chimichi, nonostante fosse molto pericoloso considerando le difficoltà di sottrarre alla vista di curiosi e delatori un alto numero di persone. -(da Luca Luchini, “Siena 1940-1950”, v1, “Siena 1940-1944”, il leccio 2008, p53)

Torno sul prezioso volume I giusti d’Italia. I non ebrei che salvarono gli ebrei 1943-1945 (Mondadori, pp. 294, Euro 20), perché non mi è bastato parlarne il mese scorso e segnalo qualcosa di ciò che vi si impara sulla reciproca scoperta di ebrei e cristiani sotto il fuoco della persecuzione. Il libro narra le storie di 387 italiani – riconosciuti come giusti da Yad Vashem – che durante l’occupazione tedesca riescono a sottrarre allo sterminio degli ebrei, per esempio ospitandoli in case private o in istituti religiosi (tra i giusti vi sono 31 preti, 11 religiosi, 7 religiose, 2 vescovi). Qualche volta i fuggiaschi vengono vestiti da preti e suore e ne vengono una grande quantità di finte preghiere. Si tengono falsi funerali per trafugare partigiani feriti, come quello che il medico ebreo Carlo Alberto Luzzatti e don Vivaldo Mecacci organizzano nel comune di Sovicille, Siena. Arrivano le SS e il Luzzatto e il partigiano – che è stato appena cavato dalla cassa e medicato su un letto – vengono calati di furia nei sotterranei della torre medievale, dove restano sette giorni al buio. -(da http://www.luigiaccattoli.it/blog/?page_id=395)

Nota: Don Vivaldo Mecacci ebbe rapporti anche con Abramo Augusto Chimichi: vedi...