Caterina Caracciolo, 4^contessa di Avellino

Is your surname Caracciolo?

Research the Caracciolo family

Caterina Caracciolo, 4^contessa di Avellino's Geni Profile

Share your family tree and photos with the people you know and love

  • Build your family tree online
  • Share photos and videos
  • Smart Matching™ technology
  • Free!

About Caterina Caracciolo, 4^contessa di Avellino

4° Contessa di Avellino, Signora di Chiusano, Santo Mango, Caivello, Frigento, Orta e altri feudi dal 1418. Alla morte del fratello Giacomo Nicola senza discendenza, Re Ladislao I di Sicilia fece ricadere i beni della famiglia al Regio Fisco ignorando le pretese di Filippo Filangieri, vendendoli o concedendoli ad altri, con privilegio per i nuovi proprietari di non essere molestati nel possesso. Ma anni dopo la nuova sovrana, Giovanna II, autorizzò il matrimonio di Caterina Filangieri con il suo favorito Sergianni Caracciolo dando anche seguito alle pretese del Caracciolo, desideroso di ottenere il possesso della ricca eredità della moglie. La decisione regia di autorizzare la successione in via femminile ebbe come conseguenza la nascita di una violenta lite tra Caterina da una parte e lo zio Filippo e il cugino Matteo Riccardo dall’altra. Giovanna II allora propose di definire la questione in sede giuridica istituendo una commissione presieduta dal Gran Cancelliere del Regno Marino Boffa e formata da illustri giuristi: Giovanni Montemagno e Pietro di Pistoia, Giudici della Gran Corte Vicaria; Giovanni Arcamone, Giudice d’Appello della Gran Corte Vicaria; Biagio Cisto, Carlo Gaeta, Gurello Caracciolo e Carlo Monticello, Dottori in legge, il Giudice Giacomo Griffo e l’Abate Rinaldo Vassallo. La commissione, costituita da magistrati ligi al volere della sovrana e istruiti di proposito (ricordiamo tra l’altro che Marino Boffa era uno dei tanti amanti di Giovanna II e Gurello Caracciolo era parente di Sergianni), fu favorevole a Caterina Filangieri. Tralasciando la distinzione tra beni burgensatici e feudali che furono accumunati in un tutt’uno, fu stabilito: 1) la successione in via femminile in mancanza di eredi maschi escludendo gli zii; 2) che per coloro che seguivano lo jure francorum la sorella veniva esclusa dalla successione nel caso avesse avuto dei beni in eredità dal fratello; 3) che per coloro che seguivano lo jure longobardorum la sorella succedeva se veniva dotata di beni dal padre. Da ciò se ne dedusse che Caterina succedeva nei feudi dinastici avendo ricevuto 800 once di dote dal padre da pagarsi sui “beni” di famiglia. La risoluzione fu emanata in forma di legge con il nome di Prammatica Filangeria a Castelnuovo di Napoli il 19-1-1418. La Regina Giovanna II, con Privilegio del 22-1-1418 (confermato il 10-12-1418), permise a Caterina Filangieri di fare causa contro i possessori dei beni di famiglia concessi da Re Ladislao I, obbligandoli alla restituzione. La Prammatica Filangeria fu ricordata dal Principe Gaetano Filangieri nel suo celebre saggio politico “La scienza della legislazione” (1780/1783) come prototipo di abuso legislativo relativo alle successioni. Dopo l’assassinio del marito, Caterina subì la confisca di Avellino e di altri feudi minori il 29-8-1432.