Giuseppe Antonio de Requesens, VI. principe di Pantelleria

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Giuseppe Federico Gaspare de Requesens (Requisens), VI Principe di Pantelleria

Also Known As: "VII Conte di Buscemi"
Birthdate:
Birthplace: Palermo, Italy
Death: May 30, 1778 (57)
Palermo, Italy
Immediate Family:

Son of Francesco de Requesens, V. principe di Pantelleria and Rosalia di Napoli
Husband of Maddalena Branciforte e Branciforte
Father of Francesco de Requesens, VII. principe di Pantelleria; Eleonora Colonna Romano and Luigi Requisens
Brother of Giuseppa Gaspara Baldassara Requisens; Giuseppe Antonio Diego Requisens; Eleonora Giuseppa Maria Requisens; Melchiorra Giuseppa Girolama Requisens; Anna Maria Giiuseppa Requisens and 3 others

Managed by: Don Mario Gregorio
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About Giuseppe Antonio de Requesens, VI. principe di Pantelleria

GEDCOM Note

<p style="text-align: justify;">Principe di Pantelleria</p> <p style="text-align: justify;">6. — Giuseppe Antonio Requesenz Di Napoli s'investì del titolo di Principe di Pantelleria, non che della terra, Castello ed Isola, a 12 Ottobre 1748, come figlio primogenito e donatario del padre, agli atti di Not. Leonardo de Miceli di Palermo il 8 Febbraio 1744 (Conservatoria, volume 1167, Invest., f. 104 retro). Sposò Maddalena Branciforte e Branciforte, terzogenita di Ercole, Principe di Butera e della P.ssa Caterina Branciforte Ventimiglia (Butera). I dotali sono in Not. Miceli suddetto in data di sopra. Fu Deputato del Regno dal 4 Marzo 1762 a 16 Aprile 1770; dal 3 Luglio 1774 a 7 Maggio 1782 (4 elezioni). In Palermo fu Governatore del Monte di Pietà negli anni 1772 73-74, Deputato della Giunta Pretoria, Inviato straordinario al Re da parte della Deputazione del Regno ; fabbricò nel 1770, in Val di Noto , la terra di San Paolo di Solarino. In esito a sentenza del Tribunale del Concistoro, in data 2 Ottobre 1765, pubblicata a 20 Giugno 1770, rivendicò lo Stato di Regalmuto, quello di Ventimiglia e Calamigna, già appartenenti a Casa del Carretto e poi posseduto da Maria Gioacchina Gaetano e Buglio, P.ssa di Palagonia. S'investì del P.to di Ventimiglia e della Contea di Regalmuto a 28 Gennaio 1771 (Conserv., di Reg., Inv.re , volume 1172, foglio 144 retro e143 retro). Morì a Palermo, il 30 Maggio 1778, come risulta da fede rilasciata dalla Parrocchia di San Giacomo la Marina.</p> <p style="text-align: justify;"> </p> <p style="text-align: justify;">Conte di Buscemi</p> <p style="text-align: justify;">8. — D. Giuseppe Antonio Requisenz Di Napoli, P.pe di Pantelleria prese investitura della Contea e Terra di Buscemi, feudo di Bambino e Secrezia della città di Marsala a 29 Aprile 1749 e per la morte e come primogenito di Francesco suddetto, non che come donatario dello stesso a causa di nozze quando esso D. Giuseppe Antonio sposò Donna Maddalena Branciforte e Branciforte di Ercole P.pe di Butera; quale donazione si legge agli atti di Not. Leonardo Di Miceli di Palermo il 28 Aprile 1747. (Conserv., Reg. Inv, Vol. 1167, foglio 138). </p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Morto intestato in Palermo di anni 59 a 30 Maggio1778 come risulta da fede della Parrocchia di S. Giacomo la Marina; sepolto a S. Giuseppe nella cappella della famiglia Bardi Mastrantonio (Di MARZO , Biblioteca Sicula, Vol. 26, pag. 197). </p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"> </p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Signore di metà di Staffenda</p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">24. — Giuseppe Antonio Requesenz e Di Napoli, Principi di Pantelleria, s'investì di Stafenda a 29 Aprile 1749. Successe come figlio primogenito e per la morte di Francesco suddetto, suo padre, nonche come donatario in seno ai suoi Capitoli dotali, convenuti con Maddalena, di cui è appresso parola, agli atti di Notar Leonardo Miceli di Palermo, il 28 Aprile 1747 (Conserv., vol. 1167, Invest., f. 135). </p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Sposò Maddalena Branciforte di Ercole, Principe di Butera e di Caterina Branciforte Ventimiglia, eredera Butera. Fu Deputato del Regno nel 1762-66 e 1774, governatore del Monte di Pietà di Palermo nel 1772-73 e 74, deputato della Giunta pretoria della città. Fabbricò il casale di S. Paolo nel suo feudo presso Siracusa chiamato Solarino.</p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"> </p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Barone di Mazzarrone</p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">22. — Giuseppe Antonio Requisenz, Conte di Buscemi, s’investì dei feudi di Mazzarronee Staffenda, a 29 Aprile 1749, per donazione a causa, di nozze fattagli da Francesco, suo padre, che si riservò l'usufrutto durante vita. La donazione ebbe luogo nel contratto matrimoniale che Giuseppe firmò con Maddalena Branciforti e Branciforti, agli atti di Not. Leonardo Di Miceli di Palermo il 8 Febbraio 1744. Francesco morì in Palermo, a29 Aprile 1748, come risulta da fede della Parrocchia di San Giacomo la Marina. Maddalena fu figlia di Ercole e Caterina, Principe di Butera. Questi vendette il feudo come Baronia e sotto nome di Mazzarronello ed Antonio Iacona. Di questo feudo parleremo nel quadro 561.</p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"> </p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Signore di La Franca</p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">21. — Giuseppe Antonio Requfsenz Di Napoli, Principe di Pantelleria s’investì di La Franca a 29 aprile 1749, come figlio primogenito e donatario del padre, a causa di nozze contratte con Maddalena Branciforte e Branciforte di Ercole Principe di Butera. I dotali furono stipulati da Notar Leonardo Di Miceli di Palermo, il 28 aprile 1847 (Camera Reginale, volume 33, foglio 139 retro). Non ci sono ulteriori investiture nè riconoscimenti, Il titolo non esce nell’Elenco ufficiale del 1902. Vedi quadro 686.</p> <p style="text-align: justify;"> </p> <p style="text-align: justify;">A  29  aprile  1749  D.  Giuseppe  Antonio  Requisenz  Principe di  Pantelleria  s’investì  del  Castello  della  città  di  Marsala  e  delle sudette  onze  130  e  120  annuali:  e  ciò  per  la  morte  di  Francesco, suo  padre,  non  che  per  donazione  fattagli  dallo  stesso  in  occasione delle  nozze  che  esso  Giuseppe  Antonio  contrasse  con  Donna  Mad­dalena  Branciforte  (Conservatoria,  vol.  1167  Investiture,  foglio  131 retro).  In  pari  data  al  volume  sudetto  al  n.  133  lo  troviamo  inve­stito  per  la  stessa  causale  della  Secrezia  della  città  di  Marsala,  della Contea di Buscemi e del feudo Barchino.</p> <p style="text-align: justify;">Giuseppe Antonio, 6° principe di Pantelleria, investito il 19 Ottobre 1748 e 7° conte di Buscemi. 
Fu  signore  della  secrezia  e  castellano  perpetuo  del  castello  della  città  di  Marsala,  Barone  di Barchino, Mazzarone, Lanfranca ( !) e Stafenda ( Noto- Rosolini),Racalmuto, Guffari ( o Gulfara), Bosco Rotondo, Castelmezzano ( ! ) e Nardone ( presso Mussomeli ?).  
Rivendicò, per i diritti dell’ava paterna ( la propria nonna Giuseppa del Carretto e Ventimiglia), la contea di Racalmuto ed il titolo di principe di Ventimiglia, del quale ne fu investito il 28 Gennaio 1771, oltre ad ereditare i possedimenti paterni ( Buscemi, Racalmuto e  Solarino) la cui investitura è datata  29 aprile 1749. 
Sposò Maddalena Branciforte e Branciforte di Ercole, principe di Butera. 
Giuseppe Antonio Requesens, ottenuto il Real permesso,oltre alla licenza da parte del vescovo e della sacra congregazione dei cardinali, al fine di costruire un  convento dei PP. Cappuccini con chiesa, refettorio, dormitorio, orti e seppellimento sacro” cedette un terreno di sua proprietà, in contrada Monte, ( totum promontorium  ubi antiquo tempore estabat  castrum, ecclesiam matricem et  monasterium) nonché l’uso dell’acqua della fontana grande ad uso degli orti  che erano ubicati immediatamente sotto il promontorio (terras proprias subtus castrum  predictum). 
Si riscontra inoltre che Giuseppe Antonio Requesens promosse, nel 1759, la fondazione della città di Solarino sostenendo un notevole sforzo finanziario che lo fece indebitare oltre misura . 
Da  questa  situazione  debitoria  la  famiglia  Requesens  non  riuscirà  più    sollevarsi,  accrescendo sempre  più  il  suo  dissesto  economico  fino  a  quando  fu  necessario  vendere  all’asta  il  proprio palazzo in Palermo ( Piazza Valverde alle spalle della Chiesa di S. Domenico ).
Al discendente principe Emanuele, di cui si dirà in seguito, verrà concesso di rimanere fino alla fine dei suoi giorni nel palazzo avito. Una  ulteriore  conferma  del  dissesto  economico  dei  Requesens,  a  partire  dal  conte  Giuseppe
Antonio, la si riscontra nel manoscritto di  Padre Giacinto Maria Farina nel quale si afferma :” è stato un mistero, sinora, la causa dell’abolizione di questo convento di Buscemi per mancanza di documenti. Ora che per  un accidente si sono trovate le carte presso una donnicciola di Buscemi si rileva dalle stesse che il motivo è stata la casa dello stesso Principe che non corrispose a quanto aveva  consacrato  nell’atto  di  fondazione  (  e  ciò  evidentemente  a  causa  delle  citate  difficoltà economiche). Resta ancora a sapersi però se ciò è stato per opera del Principe fondatore oppure
per i suoi eredi. Il certo è che qualche fabbrica della casa del convento minacciava rovina ed i monaci non potevano abitarlo”. (Affermazione sulla quale è legittimo esprimere qualche dubbio atteso che dal completamento della costruzione del convento, 1765 e la data di cessazione 1786 trascorsero solamente 21 anni ed in  tal limitato lasso di tempo le fabbriche, e che fabbriche, non potevano certo “minacciare rovina” per mancanza di manutenzione). 
Per quanto riguarda il feudo di Solarino, condotto alla propria famiglia dal matrimonio dell’avo Don Antonio con Eleonora Gravina,  ben presto considerò la possibilità di colonizzarlo atteso che la qualcosa gli avrebbe consentito di acquisire un seggio senatoriale al parlamento siciliano, ma le ingenti  spese  necessarie  al  popolamento  si  scontravano  con  la  patologica  crisi  di  liquidità finanziaria in cui versava il suo patrimonio nobiliare. 
Occorreva infatti molta disponibilità finanziaria  per realizzare le abitazioni dei coloni, la chiesa, il mulino e le altre necessarie opere di rilevanza pubblica; inoltre le casse del regno esigevano, per la concessione della relativa “ licentia  populandi”, un balzello alquanto oneroso.  
Malgrado queste difficoltà il principedon Giuseppe Antonio non esitò ad intraprendere l’impresa. 
Gli venne però negato  il richiesto prestito bancario da parte di un Istituto di credito di Palermo ed allora, tosto come era, il 22 Agosto 1755 pensò bene di designare quale suo procuratore generale lo zio  paterno  Giuseppe  Antonio  de  Requesens,  vescovo  di  Siracusa,  al  quale  conferì  procura concedendogli la “ potestate ampliandi et sostituendi”. 
E  furono  proprio  gli  interventi,  forti  e  spregiudicati,  dello  zio  vescovo  che  resero  possibili  il reperimento dei fondi necessari al popolamento di Solarino, con constatata relazione tra le visite pastorali che lo stesso effettuava nel territorio della diocesi ed i conseguenti prestiti obbligazionari concessi dalle maggiori comunità religiose nei confronti del nipote: 2052 onze, pari a circa attuali  Euro 125.000 vennero concesse, quale prestito, dalle comunità religiose della città di Noto mentre a Lentini altre somme furono recuperate ordinando, coercitivamente, il recupero di crediti vantati da chiese, monasteri ed opere pie, per un totale di 1.880 onze.  Altre 400 onze furono prestate da Suor Maria Lombardo da Floridiae 600 onze dal sacerdote Giuseppe D’Angelo, di origine forse buscemese, chiamato poi nel 1764 ad essere il primo parroco di Solarino. 
Ottenne  finalmente  e  formalmente  la  “  licentia  populandi  con  viceregia  nota  datata  29  gennaio 1770 ed il conseguente titolo di senatore fermo restando l’oneredi restituire le somme ricevute in prestito. 
 Ricoprì inoltre altre numerose cariche pubbliche: primo governatore del Monte di Pietà di Palermo ( 1772-1774 ) oltre ed essere stato nominato deputato della Giunta pretoria della medesima città e, come si è detto, senatore al parlamento siciliano. Nel 1771 riuscì a ricondurre in capo alla sua famiglia gli enormi possedimenti dei suoi avi Del Carretto quali lo stato e la terra di Racalmuto oltre  alle signorie di Ventimiglia e di Calamigna.   
Di concerto con il Duca di Floridia sostenne la tesi, vincendola, di non  essere tenuto a versare le tasse  alla citta' di Siracusa "Floridia, San Paolo e Belvedere vanno esentate da tutte le gabelle dell’Universita', quasiche'  neanche per ombra  più s’appartenessero al territorio di Siracusa…..”
e, nel contempo, riusci ad esimersi dal versare tributi a Siracusa in  quanto proprietario di una  comunita' ritenuta indipendente dalla  giurisdizione siracusana.
Per converso, quale cittadino siracusano, non aveva carichi fiscali  in quanto la citta' di Siracusa  era stata esentata dai “ ricorrenti donativi regi”, cosi' come fu votato dal Parlamento Siciliano.  Don Giuseppe Antonio Requesens morì a Palermo il 30Maggio 1778 e venne ivi sepolto nella chiesa di San Giacomo alla Marina.</p> <p style="text-align: justify;"> </p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;" align="center">Signore di metà di Altobrando </p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"> </p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">1. —Giuseppe Salvatore Sturzo da Caltagirone, acquistò metà dei feudo di Altobrando ossia marcato da D. Giuseppe Antonio Requisenz e s'investì a 10 Luglio 1807. (Cons. di Reg. Inv., reg. 1187, foglio 85 retro). Dopo di lui nessuno ha curato di farsi riconoscere. </p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Quale metà di feudo fu membro della B.nia di Barellino della quale si era investito detto D. Giuseppe a 29 Agosto 1749 per la morte di D. Francesco Requisenz e del Carretto, suo padre (Cons. di Reg. Investiture, Vol. del 1747 49, foglio 133 retro). Detto acquisto lo fece il suddetto Sturzo agli atti di Not. D. Gioacchino Maggio e Maltese di Palermo li 23 Marzo 1773. Non ci sono ulteriori investiture e riconoscimenti. </p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"> </p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"> </p>


GEDCOM Note

<p style="text-align: justify;">Principe di Pantelleria</p> <p style="text-align: justify;">6. — Giuseppe Antonio Requesenz Di Napoli s'investì del titolo di Principe di Pantelleria, non che della terra, Castello ed Isola, a 12 Ottobre 1748, come figlio primogenito e donatario del padre, agli atti di Not. Leonardo de Miceli di Palermo il 8 Febbraio 1744 (Conservatoria, volume 1167, Invest., f. 104 retro). Sposò Maddalena Branciforte e Branciforte, terzogenita di Ercole, Principe di Butera e della P.ssa Caterina Branciforte Ventimiglia (Butera). I dotali sono in Not. Miceli suddetto in data di sopra. Fu Deputato del Regno dal 4 Marzo 1762 a 16 Aprile 1770; dal 3 Luglio 1774 a 7 Maggio 1782 (4 elezioni). In Palermo fu Governatore del Monte di Pietà negli anni 1772 73-74, Deputato della Giunta Pretoria, Inviato straordinario al Re da parte della Deputazione del Regno ; fabbricò nel 1770, in Val di Noto , la terra di San Paolo di Solarino. In esito a sentenza del Tribunale del Concistoro, in data 2 Ottobre 1765, pubblicata a 20 Giugno 1770, rivendicò lo Stato di Regalmuto, quello di Ventimiglia e Calamigna, già appartenenti a Casa del Carretto e poi posseduto da Maria Gioacchina Gaetano e Buglio, P.ssa di Palagonia. S'investì del P.to di Ventimiglia e della Contea di Regalmuto a 28 Gennaio 1771 (Conserv., di Reg., Inv.re , volume 1172, foglio 144 retro e143 retro). Morì a Palermo, il 30 Maggio 1778, come risulta da fede rilasciata dalla Parrocchia di San Giacomo la Marina.</p> <p style="text-align: justify;"> </p> <p style="text-align: justify;">Conte di Buscemi</p> <p style="text-align: justify;">8. — D. Giuseppe Antonio Requisenz Di Napoli, P.pe di Pantelleria prese investitura della Contea e Terra di Buscemi, feudo di Bambino e Secrezia della città di Marsala a 29 Aprile 1749 e per la morte e come primogenito di Francesco suddetto, non che come donatario dello stesso a causa di nozze quando esso D. Giuseppe Antonio sposò Donna Maddalena Branciforte e Branciforte di Ercole P.pe di Butera; quale donazione si legge agli atti di Not. Leonardo Di Miceli di Palermo il 28 Aprile 1747. (Conserv., Reg. Inv, Vol. 1167, foglio 138). </p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Morto intestato in Palermo di anni 59 a 30 Maggio1778 come risulta da fede della Parrocchia di S. Giacomo la Marina; sepolto a S. Giuseppe nella cappella della famiglia Bardi Mastrantonio (Di MARZO , Biblioteca Sicula, Vol. 26, pag. 197). </p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"> </p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Signore di metà di Staffenda</p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">24. — Giuseppe Antonio Requesenz e Di Napoli, Principi di Pantelleria, s'investì di Stafenda a 29 Aprile 1749. Successe come figlio primogenito e per la morte di Francesco suddetto, suo padre, nonche come donatario in seno ai suoi Capitoli dotali, convenuti con Maddalena, di cui è appresso parola, agli atti di Notar Leonardo Miceli di Palermo, il 28 Aprile 1747 (Conserv., vol. 1167, Invest., f. 135). </p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Sposò Maddalena Branciforte di Ercole, Principe di Butera e di Caterina Branciforte Ventimiglia, eredera Butera. Fu Deputato del Regno nel 1762-66 e 1774, governatore del Monte di Pietà di Palermo nel 1772-73 e 74, deputato della Giunta pretoria della città. Fabbricò il casale di S. Paolo nel suo feudo presso Siracusa chiamato Solarino.</p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"> </p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Barone di Mazzarrone</p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">22. — Giuseppe Antonio Requisenz, Conte di Buscemi, s’investì dei feudi di Mazzarronee Staffenda, a 29 Aprile 1749, per donazione a causa, di nozze fattagli da Francesco, suo padre, che si riservò l'usufrutto durante vita. La donazione ebbe luogo nel contratto matrimoniale che Giuseppe firmò con Maddalena Branciforti e Branciforti, agli atti di Not. Leonardo Di Miceli di Palermo il 8 Febbraio 1744. Francesco morì in Palermo, a29 Aprile 1748, come risulta da fede della Parrocchia di San Giacomo la Marina. Maddalena fu figlia di Ercole e Caterina, Principe di Butera. Questi vendette il feudo come Baronia e sotto nome di Mazzarronello ed Antonio Iacona. Di questo feudo parleremo nel quadro 561.</p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"> </p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Signore di La Franca</p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">21. — Giuseppe Antonio Requfsenz Di Napoli, Principe di Pantelleria s’investì di La Franca a 29 aprile 1749, come figlio primogenito e donatario del padre, a causa di nozze contratte con Maddalena Branciforte e Branciforte di Ercole Principe di Butera. I dotali furono stipulati da Notar Leonardo Di Miceli di Palermo, il 28 aprile 1847 (Camera Reginale, volume 33, foglio 139 retro). Non ci sono ulteriori investiture nè riconoscimenti, Il titolo non esce nell’Elenco ufficiale del 1902. Vedi quadro 686.</p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"> </p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Conte di Racalmuto</p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">9. — Giuseppe Antonio Requisenz Di Napoli, P.pe di Pantelleria, s'investì, a 28 Gennaio 1771, della Terra, Castello e feudi di Racalmuto; successe in forza di sentenza pronunziata a suo favore dal Tribunale del Concistoro e Giudici aggiunti, per voto segreto, contro Maria Gioacchina Gaetanoe Buglio, P.ssa di Palagonia, già C.ssa di Racalmuto; quale sentenza porta la data 2 ottobre 1765 e fu pubblicata, in esecuzione degli ordini del Re, da detto Tribunale il 20 giugno 1770 (Conserv., Reg. Inv.re, 1172, f. 143 retro). Si noti che nella investitura successiva si dice che in pari data detto Giuseppe s'investì del totolo di C.te di Racalmuto; quale atto non lo ritrovo ne; registri di Conservatoria. Nacque egli dal P.pe Francesco Requisenz e della P.ssa Rosalia di Napoli e Bellacera (Resuttano). </p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Detto P.pe Francesco, a sua volta, fu figlio del P.pe Antonino Requisenz e Morso e di Giuseppe del Carretto. Questa Dama fu infine figlia del Conte di Racalmuto Girolamo, di cui è parola di sopra al numero 4. E da questa discendenza che i signori Requisenz reclamarono ed ottennero i beni tutti ereditari della famiglia del Carretto. Giuseppe sposò Maddalena Branciforte e Branciforte di Ercole, P.pe di Butera e della P.ssa Caterina Branciforte Ventimiglia (Ereditiera di Butera) (Dotali in Not. Leonardo di Miceli da Palermo l'8 Febbraio 1744). Fu Deputato del Regno nel 1762-1766 e 1774; 1° Governatore del Monte di Pietà di Palermo nel 1772, 1773 e 1774. </p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Deputato della Giunta Pretoria di Palermo nel 1775, inviato al Re dalla Deputazione del Regno per affaridi rilevante interesse della Sicilia. Fondò in Val di Noto la Terra di San Paolo nel suo feudo di Solarino, e ciò nel 1759. Apparteneva, come sotto comune, a Siracusa: con Decreto 20 dicembre 1827 fu elevato a comune autonomo e prese il nome di Solarino; comprende oggi 4456 abitanti ed un territorio ubertoso di Ett. 1130 circa. Giuseppe morì in Palermo, il 30 maggio 1778, come risulta da fede rilasciata dalla Parrocchia di S. Giacomo la Marina. E sepolto nella Chiesa di S. Giuseppe nella cappella della famiglia Bardi Mastrantonio. </p> <p style="text-align: justify;"> </p> <p style="text-align: justify;"> </p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;" align="center">Signore di metà di Altobrando </p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"> </p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">1. —Giuseppe Salvatore Sturzo da Caltagirone, acquistò metà dei feudo di Altobrando ossia marcato da D. Giuseppe Antonio Requisenz e s'investì a 10 Luglio 1807. (Cons. di Reg. Inv., reg. 1187, foglio 85 retro). Dopo di lui nessuno ha curato di farsi riconoscere. </p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Quale metà di feudo fu membro della B.nia di Barellino della quale si era investito detto D. Giuseppe a 29 Agosto 1749 per la morte di D. Francesco Requisenz e del Carretto, suo padre (Cons. di Reg. Investiture, Vol. del 1747 49, foglio 133 retro). Detto acquisto lo fece il suddetto Sturzo agli atti di Not. D. Gioacchino Maggio e Maltese di Palermo li 23 Marzo 1773. Non ci sono ulteriori investiture e riconoscimenti. </p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"> </p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">  </p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Signore di due terzi della meta di Leone</p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">4. — Giuseppe Branciforte, P.pe di Scordia, s'investì del feudo Leone, a 16 settembre 1781,quale figlio legittimo e naturale e per la morte di Ercole, nonché in forza di testamento di lui depositato in Notar Nicolò Barone di Palermo, il14 novembre 1765, aperto e pubblicato a 21 aprile 1780; a lui spettava il feudo per permuta fatta col B.ne Antonino La Iacona, agli atti di Not. Nicolò Barone, il 20 Luglio 1771 (Conserv., libro Invest., Vol. 1179, f. 92). </p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"> </p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Marchese di Santa Maria di Balchini già Marchese Calcagno</p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Santa Maria di Balchini è trazione del feudo Balchino di cui abbiamo narrato la storia nella notadel quadro 541. Qui aggiungiamo che la detta frazione, già posseduta con l’intero feudo di Balchino, fu venduta da Giuseppe Antonio Requisenz, Principe di Pantelleria, ultimo possessore,con verbo regio, all’Abate Antonio Chiarandà, pro persona nominanda, agli atti di Not. Gioacchino Maria Maggio e Maltese di Palermo il 6 Ottobre 1770. L’abate dichiarò l'acquisto a favore di Vincenzo Chiarandà e Varisano agli atti di Not. Giacomo Pincitore di Palermo il 1° Settembre 1771, ratificato da esso Vincenzo in Notar Giacomo Procacciante di Caltagironeil 24 Marzo 1772; questo Vincenzo s'investì, a 5 Ottobre 1772, del Marcato di Santa Maria di Balchino (Cons., Reg. Inv.re, Vol. 1173, foglio 44). Vendette il Marcato suddetto, con verbo regio e col mero e misto impero, a Girolamo Vannucci fu Pompeo, pro persona nominanda, agli atti di Not. Alberico Pincitore di Palermo il 7 Gennaio 1783. Il prezzo di acquisto fu di onze 26000) (Lire 331500). Detto Girolamo dichiarò in Not. Antonino Maurici e Girafici di Palermo, il 3 Agosto 1783, di averlo acquistato nel nome proprio e per conto di Giovanni Battista, suo fratello, che intervennenell’atto, accettò la nomina e facilitò il fratello a prendere da solo l’investitura: detto Girolamo s’investi a 30 Agosto 1783 (Cons. Reg. Inv., Vol. 1176, pag. 120 retro) (Vedi Di Marzo, Biblioteca Storica e Letteraria, Vol. 28, pag. 7). Per la continuazione vedasi di sopra nel testo dal n. 3 incluso in poi.</p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"> </p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Signore del Salto di Barchino (1) </p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"> </p> <p class="western" style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">1. — Abbiamo visto in fine della nota che a 29 aprile 1749 Giuseppe Antonio Requisenz prese l'investitura del feudo del Barchino per la morte di Francesco Requisenz e del Carretto, suo padre (Conservatoria, 1747-1749, f. 133 retro.</p> <p></p> <p style="text-align: justify;"> </p> <p></p> <p style="text-align: justify;">Barone di Mazzarronello</p> <p></p> <p style="text-align: justify;">24. — Giuseppe Antonio Requesenz, P.pe di Pantelleria, s'investì a 29 aprile 1749, come figlio primogenito, donatario e per la morte di Francesco suddetto (Conserv., Vol. 1167, Investiture, f. 135). Questi vendette il feudo di Mazzarrone come Baronia e sotto nome di Mazzarronello ad Antonio Iacona; di lui parleremo sopra nel testo.</p> <p></p> <p style="text-align: justify;"> </p> <p></p> <p style="text-align: justify;">Signore del Salto di Barchino</p> <p></p> <p style="text-align: justify;">
16. — Giuseppe Antonio Requisenz prese investitura, a 29 aprile 1749, per la morte di Francesco, suo padre (Conserv., 1747-49, f. 133 retro).</p> <p></p> <p style="text-align: justify;">Questo Giuseppe divise il feudo di Barchino in cinque parti o marcati sotto le seguenti denominazioni:</p> <p></p> <p style="text-align: justify;">1. Marcato di Santa Maria.</p> <p></p> <p style="text-align: justify;">4. » del Salto.</p> <p></p> <p style="text-align: justify;">3. » di Altobrando, metà.</p> <p></p> <p style="text-align: justify;">4. » di Altobrando altra metà.</p> <p></p> <p style="text-align: justify;">5. » di Magasinazzo.</p> <p></p> <p style="text-align: justify;">Per il seguito del Marcato di Santa Maria vedasi il quadro 958. Per il seguito del Marcato del Salto vedasi il quadro presente nel testo. Per la continuazione della Signoria di metà di Altobrando vedasi il quadro 26. Per la continuazione dell'altra metà di Altobrando vedasi il quadro 27.</p> <p></p> <p style="text-align: justify;">Per la continuazione del marcato di Magasinazzo vedasi quadro 529.</p> <p></p> <p style="text-align: justify;"> </p> <p></p> <p style="text-align: justify;">A  29  aprile  1749  D.  Giuseppe  Antonio  Requisenz  Principe di  Pantelleria  s’investì  del  Castello  della  città  di  Marsala  e  delle sudette  onze  130  e  120  annuali:  e  ciò  per  la  morte  di  Francesco, suo  padre,  non  che  per  donazione  fattagli  dallo  stesso  in  occasione delle  nozze  che  esso  Giuseppe  Antonio  contrasse  con  Donna  Mad­dalena  Branciforte  (Conservatoria,  vol.  1167  Investiture,  foglio  131 retro).  In  pari  data  al  volume  sudetto  al  n.  133  lo  troviamo  inve­stito  per  la  stessa  causale  della  Secrezia  della  città  di  Marsala,  della Contea di Buscemi e del feudo Barchino.</p> <p></p> <p style="text-align: justify;">Giuseppe Antonio, 6° principe di Pantelleria, investito il 19 Ottobre 1748 e 7° conte di Buscemi. 
Fu  signore  della  secrezia  e  castellano  perpetuo  del  castello  della  città  di  Marsala,  Barone  di Barchino, Mazzarone, Lanfranca ( !) e Stafenda ( Noto- Rosolini),Racalmuto, Guffari ( o Gulfara), Bosco Rotondo, Castelmezzano ( ! ) e Nardone ( presso Mussomeli ?).  
Rivendicò, per i diritti dell’ava paterna ( la propria nonna Giuseppa del Carretto e Ventimiglia), la contea di Racalmuto ed il titolo di principe di Ventimiglia, del quale ne fu investito il 28 Gennaio 1771, oltre ad ereditare i possedimenti paterni ( Buscemi, Racalmuto e  Solarino) la cui investitura è datata  29 aprile 1749. 
Sposò Maddalena Branciforte e Branciforte di Ercole, principe di Butera. 
Giuseppe Antonio Requesens, ottenuto il Real permesso,oltre alla licenza da parte del vescovo e della sacra congregazione dei cardinali, al fine di costruire un  convento dei PP. Cappuccini con chiesa, refettorio, dormitorio, orti e seppellimento sacro” cedette un terreno di sua proprietà, in contrada Monte, ( totum promontorium  ubi antiquo tempore estabat  castrum, ecclesiam matricem et  monasterium) nonché l’uso dell’acqua della fontana grande ad uso degli orti  che erano ubicati immediatamente sotto il promontorio (terras proprias subtus castrum  predictum). 
Si riscontra inoltre che Giuseppe Antonio Requesens promosse, nel 1759, la fondazione della città di Solarino sostenendo un notevole sforzo finanziario che lo fece indebitare oltre misura . 
Da  questa  situazione  debitoria  la  famiglia  Requesens  non  riuscirà  più    sollevarsi,  accrescendo sempre  più  il  suo  dissesto  economico  fino  a  quando  fu  necessario  vendere  all’asta  il  proprio palazzo in Palermo ( Piazza Valverde alle spalle della Chiesa di S. Domenico ).
Al discendente principe Emanuele, di cui si dirà in seguito, verrà concesso di rimanere fino alla fine dei suoi giorni nel palazzo avito. Una  ulteriore  conferma  del  dissesto  economico  dei  Requesens,  a  partire  dal  conte  Giuseppe
Antonio, la si riscontra nel manoscritto di  Padre Giacinto Maria Farina nel quale si afferma :” è stato un mistero, sinora, la causa dell’abolizione di questo convento di Buscemi per mancanza di documenti. Ora che per  un accidente si sono trovate le carte presso una donnicciola di Buscemi si rileva dalle stesse che il motivo è stata la casa dello stesso Principe che non corrispose a quanto aveva  consacrato  nell’atto  di  fondazione  (  e  ciò  evidentemente  a  causa  delle  citate  difficoltà economiche). Resta ancora a sapersi però se ciò è stato per opera del Principe fondatore oppure
per i suoi eredi. Il certo è che qualche fabbrica della casa del convento minacciava rovina ed i monaci non potevano abitarlo”. (Affermazione sulla quale è legittimo esprimere qualche dubbio atteso che dal completamento della costruzione del convento, 1765 e la data di cessazione 1786 trascorsero solamente 21 anni ed in  tal limitato lasso di tempo le fabbriche, e che fabbriche, non potevano certo “minacciare rovina” per mancanza di manutenzione). 
Per quanto riguarda il feudo di Solarino, condotto alla propria famiglia dal matrimonio dell’avo Don Antonio con Eleonora Gravina,  ben presto considerò la possibilità di colonizzarlo atteso che la qualcosa gli avrebbe consentito di acquisire un seggio senatoriale al parlamento siciliano, ma le ingenti  spese  necessarie  al  popolamento  si  scontravano  con  la  patologica  crisi  di  liquidità finanziaria in cui versava il suo patrimonio nobiliare. 
Occorreva infatti molta disponibilità finanziaria  per realizzare le abitazioni dei coloni, la chiesa, il mulino e le altre necessarie opere di rilevanza pubblica; inoltre le casse del regno esigevano, per la concessione della relativa “ licentia  populandi”, un balzello alquanto oneroso.  
Malgrado queste difficoltà il principedon Giuseppe Antonio non esitò ad intraprendere l’impresa. 
Gli venne però negato  il richiesto prestito bancario da parte di un Istituto di credito di Palermo ed allora, tosto come era, il 22 Agosto 1755 pensò bene di designare quale suo procuratore generale lo zio  paterno  Giuseppe  Antonio  de  Requesens,  vescovo  di  Siracusa,  al  quale  conferì  procura concedendogli la “ potestate ampliandi et sostituendi”. 
E  furono  proprio  gli  interventi,  forti  e  spregiudicati,  dello  zio  vescovo  che  resero  possibili  il reperimento dei fondi necessari al popolamento di Solarino, con constatata relazione tra le visite pastorali che lo stesso effettuava nel territorio della diocesi ed i conseguenti prestiti obbligazionari concessi dalle maggiori comunità religiose nei confronti del nipote: 2052 onze, pari a circa attuali  Euro 125.000 vennero concesse, quale prestito, dalle comunità religiose della città di Noto mentre a Lentini altre somme furono recuperate ordinando, coercitivamente, il recupero di crediti vantati da chiese, monasteri ed opere pie, per un totale di 1.880 onze.  Altre 400 onze furono prestate da Suor Maria Lombardo da Floridiae 600 onze dal sacerdote Giuseppe D’Angelo, di origine forse buscemese, chiamato poi nel 1764 ad essere il primo parroco di Solarino. 
Ottenne  finalmente  e  formalmente  la  “  licentia  populandi  con  viceregia  nota  datata  29  gennaio 1770 ed il conseguente titolo di senatore fermo restando l’oneredi restituire le somme ricevute in prestito. 
 Ricoprì inoltre altre numerose cariche pubbliche: primo governatore del Monte di Pietà di Palermo ( 1772-1774 ) oltre ed essere stato nominato deputato della Giunta pretoria della medesima città e, come si è detto, senatore al parlamento siciliano. Nel 1771 riuscì a ricondurre in capo alla sua famiglia gli enormi possedimenti dei suoi avi Del Carretto quali lo stato e la terra di Racalmuto oltre  alle signorie di Ventimiglia e di Calamigna.   
Di concerto con il Duca di Floridia sostenne la tesi, vincendola, di non  essere tenuto a versare le tasse  alla citta' di Siracusa "Floridia, San Paolo e Belvedere vanno esentate da tutte le gabelle dell’Universita', quasiche'  neanche per ombra  più s’appartenessero al territorio di Siracusa…..”
e, nel contempo, riusci ad esimersi dal versare tributi a Siracusa in  quanto proprietario di una  comunita' ritenuta indipendente dalla  giurisdizione siracusana.
Per converso, quale cittadino siracusano, non aveva carichi fiscali  in quanto la citta' di Siracusa  era stata esentata dai “ ricorrenti donativi regi”, cosi' come fu votato dal Parlamento Siciliano.  Don Giuseppe Antonio Requesens morì a Palermo il 30Maggio 1778 e venne ivi sepolto nella chiesa di San Giacomo alla Marina.</p>


6° principe di Pantelleria, investito il 19 Ottobre 1748 e 7° conte di Buscemi. Fu signore della secrezia e castellano perpetuo del castello della città di Marsala, Barone di Barchino, Mazzarone, Lanfranca e Stafenda (Noto- Rosolini), Racalmuto, Guffari ( o Gulfara), Bosco Rotondo, Castelmezzano e Nardone ( presso Mussomeli ?). Rivendicò, per i diritti dell’ava paterna ( la propria nonna Giuseppa del Carretto e Ventimiglia), la contea di Racalmuto ed il titolo di principe di Ventimiglia, del quale ne fu investito il 28 Gennaio 1771, oltre ad ereditare i possedimenti paterni ( Buscemi, Racalmuto e Solarino) la cui investitura è datata 29 aprile 1749.

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Giuseppe Antonio de Requesens, VI. principe di Pantelleria's Timeline